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PREMESSA (importante)

Nel gioco del passa-parola, se vi sono molti giocatori, la frase finale può essere del tutto diversa da quella originale e l'unico modo sicuro di verifica è quello di rileggere la frase scritta dall'autore. Ovviamente l'autore deve scrivere la frase prima del gioco, e non, diciamo un anno dopo!

Ovvero il documento originale deve essere coevo. Ovvio, semplice e lapalissiano.

Quindi non può portare ad alcun risultato storico-scientifico, il far assurgere a "Fonte" primiera quello che dice Tizio, che riporta Caio, che cita Sempronio, che non si sa da dove attinge.

Il solo riesame della bibliografia esistente, senza la consultazione diretta dei documenti originali, ovvero coevi risulta quindi inutile ed a volte dannoso, e non puo' mai portare a revisione o riscoperta.

Purtroppo, almeno per quanto riguarda STORIA ed USANZE del medioevo in generale (Torino e Piemonte in particolare), proprio questo e' il modo preponderante, anzi oso dire, quasi totalitario, di agire imperante ed ossessivamente capillare.

Quindi la storia che ci insegnano nelle scuole, non solo inferiori e medie, ma anche universitarie risulta in massima parte ERRONEA o quantomeno incompleta

Difficile e' credere il nuovo, ma ancora piu' difficile e' modificare le proprie conoscenze e convinzioni, da sempre rifugio e "certo" riferimento, a favore del nuovo. 
Il cuore trema, la mente vacilla. L'istinto stesso ci porta ad ignorare anche il palese, a favore del conosciuto.

Come e' possibile, ci si domanda, che nelle scuole da "sempre" si insegni il falso?
Tutti "sappiamo",
e la certezza della nostra "conoscenza" ci viene confermata dalla Stampa, dal dio Cinema, dalla dea Televisione, dall'onnipresente, onnisaccente, onnivoro Internet, tutto e tutti. 
Certo, tutto falso, globalmente falso. Menzogna illuminista, integrale, romantica, artata e non sempre involontaria.

Ma come si puo' ingannare il mondo? La stessa domanda contiene parte della risposta. Come si puo' mettere in dubbio il comune senso della verita'? Come si puo' mettere in dubbio il mondo?
Proprio questa "logica" e' la migliore garanzia, dei conservatori, contro qualsivoglia revisione.
Un principio,
scientifico e provato, ci assicura che l'Uomo, tutti noi, anche i piu' razionali, dinanzi al conflitto totale ed univoco Fantasia-Realta' , sceglie sempre la fantasia o suggestione, a danno della realta'
Questo e' il principio ipnotico, che puo' essere indotto con droghe, od anche con la semplice parola e suggestione, se si riesce a conquistare la completa fiducia-certezza dell'uditore, e non importa se la realta' e' contraria. Notare bene che la suggestione e' direttamente proporzionale alla intelligenza ed alla creativita' del soggetto, ovvero sono proprio gli idioti pragmatici ad essere i meno suggestionabili, ma, per loro non serve. Quindi, se una teoria (fantastica) e' ritenuta universalmente per vera, ed ha conquistato la nostra fiducia, anche in presenza di prova contraria, siamo portati ad ignorare o "distruggere" in ogni modo questa realta' che, per istinto, consideriamo nemica subdola ed artata.

Una menzogna lungamente ripetuta, infine e' ritenuta per vera; anzi, diviene pura verita'.
Magari fosse una burla!
Al contrario, il metodo diciamo giornalistico funziona talmente bene, ed e' talmente radicato, che gli stessi critici e revisori della tesi diciamo ufficiale, cadono presto invischiati nella sua tela a maglie strettissime, e dopo un inizio di critica brillante, si perdono, quasi sempre, nel far collimare le loro ricerche e teorie con il risaputo "giornalaio" o assurto ad ufficiale.

La causa segreta: per quale motivo il ricercatore serio non consulta quasi mai i polverosi documenti originali? Verissimo, l'approccio diretto ai reperti coevi non e' affatto semplice, occorrono lunghe ricerche ed il permesso dei possessori, molti reperti sono "scomparsi", e' cosa polverosa e faticosa, ecc. ecc.
Ma esiste una verita' primaria ed inconfessabile
: nessuno storico, salvo rare eccezioni paleografe, posto davanti "all'originale" medioevale lo saprebbe, non dico leggere o grossolanamente interpretare, ma addirittura riconoscere.
Inoltre
i documenti antichi non sono sempre di univoca traslazione. Questo significa che, anche ricorrendo a terzi (paleografi), l'interpretazione puo' essere diversa da traslatore a traslatore. Alcuni "storici" penso non abbiano mai visto un "originale" coevo.

A dimostrazione cito un articolo apparso non molto tempo fa su di un notissimo quotidiano nazionale, dove uno storico si lasciava andare a farneticazioni su Riccardo cuor di leone, giungendo ad affermare che Riccardo non parlava l'Inglese (non esisteva) ma il Francese (non esisteva neppure questo)!
Mentre le pergamene (stampide) pervenuteci da Riccardo dimostrano inequivocabilmente che egli parlava l'occeltico, da cui deriva l'occitano, il piemontese, il provenzale ecc. 
Ecco alcune sue frasi:

" ...venta dire si per ma resensor (bisogna dire si per il mio rilascio) pro n'ai d'amis, ma s' paures on li don (pro ne ho d'amici ma sono poveri coi doni)..."  Riccardo era un Trombatore (oggi diremmo cantautore)
A partire dal 1200 l'occeltico (non uso il termine occitano o provenzale che hanno assunto altri significati) viene via via traslato in Franco-occitano, poi dal rinascimento, in francese.
Il nostro saputissimo storico giornalaio (ne ha sparate a piu' non posso) deve aver attinto da qualche testo "post illuminista e romantico", ottocentesco, se non addirittura del novecento.
Nessuno
, se non paleografo, purtroppo, salvo le solite eccezioni che confermano la regola, e' piu' capace di leggere un documento originale coevo medioevale, rinascimentale, financo seicentesco! 
Ho provato per credere.

Particolare di importante pergamena storica (Torino B.N.) datata 985 e firmata da Ottone II nel quindicesimo anno di regno, indizione XII. Ma secondo la storiografia ufficiale Ottone II muore nel 983, la specifica "anno ab incarnacione" anticipa il capodanno a Natale, ma non di due anni. (?)

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I DOCUMENTI "COEVI"

I Documenti piu' antichi in ambito europeo sono manoscritti su supporto di pelle (detto pergamena) essendo poco conservabili altri supporti quali i papiri ai nostri climi. La pelle era, ed e' tuttora, assai costosa, quindi per corrispondenza e scritti comuni venivano usate tavolette di legno, mentre i papiri venivano conservati in zone asciutte, o desertiche: famosissima in epoca imperiale, e medioevale sino alla invasione araba, era la citta'-biblioteca di Alessandria, enorme, dove continuamente venivano restaurati, ricopiati, sostituiti i volumi deteriorati o vittima dei continui (ma mai significativi) incendi. Tutti i medici chirurghi dell'impero romano, ad esempio, dovevano superare il tirocinio alessandrino, assolutamente obbligatorio. Altra biblioteca mondiale del tempo, era quella greco-romana di Efeso (attuale Kusadasi dopo la conquista turca).
Ad onor del vero
, prima della invasione araba, l'Egitto (come la Palestina) subi' l'invasione islamica persiana (Tolun), di ancora fresca radice culturale greco-romana, che non distrusse Alessandria (ovvero la biblioteca) piu' dei soliti danni di guerra, anzi, alcuni libri vennero copiati (comprese le figure, Anatema islamico!) in arabo, gabellandoli di autore parimenti "arabo", come gran parte dei dialoghi di Platone, Tolomeo, molti manuali di chirurgia ecc. ecc.
Il sultano arabo
, musulmano vero, in virtu' del noto ed arguto ragionamento: 
"Se e' cosa gia' contenuta nel Corano e' del tutto inutile, al contrario se non e' nel Corano e' demoniaca, quindi da distruggere totalmente
non solo incendio' la citta'-biblioteca alessandrina, incendio enorme che duro' ben due anni, ma proibi' la lingua egiziana (vocale), imponendo quella araba (grutturale).
Cosi' quasi tutte le antiche conoscenze
scientifiche, mediche, storiche ecc. vennero irrimediabilmente perse, salvo alcune: quelle tradotte in arabo.

Grande scalpore fece in occidente la distruzione di Edessa (ora Urfa) e popolazione (Galati): tutti i cristiani vennero impalati o crocifissi (un onore), gli altri sgozzati.
La distruzione, volontaria
e non casuale, dei codici (e dei popoli) prosegue in Europa: in Piemonte viene distrutta la Novalesa e relativa antichissima libreria, ecc. ecc.

MANOSCRITTI ORIGINALI

Si distinguono tre tipi di manoscritto originale:

  • Autografo ovvero scritto di pugno o firmato dall'autore (di solito inesistente)
  • Apografo ovvero dettato dall'autore o copia esatta autentica dell'autografo (magari!)
  • Apocrifo ovvero senza prove di autenticità, o falso, il più comune, (ma non si dice, pare brutto).

  • Tanto per fare un illustrissimo esempio,
    i
    Vangeli sono tutti apocrifi,
    e non esattamente coevi, ma sono riconosciuti, quindi assurgono a livello di apografi, per una sorta di comprovazione incrociata, con altri documenti e fra di loro, come i tre vangeli sinottici più quello di Giovanni (molto caro alla Chiesa romana).
    Apocrifi, nel senso peggiore del termine, ovvero falsi,
    sono considerati tutti gli altri. Ovviamente la cosa è passibile di revisione, se si scoprono altri codici o "rotoli" di pergamena, ancora più coevi.

PERGAMENE e CODICI

Tutti o quasi i documenti antichi di cui disponiamo ancora ci sono pervenuti per mezzo dei codici e delle pergamene medioevali, grazie alle Escriveta ed ai Monaci, i primi, ed ai notai le seconde. Quindi, salvo ritrovamenti, queste sono le fonti maggiormente coeve. Per convenzione:

  • Codici vengono dette le pergamene trattate da ambo le parti e scritte su entrambi i lati
  • Pergamene le altre, trattate e scritte su di un solo lato, e riportanti solo notazioni dall'altro

Codice miniato (Torino B.N.)

Giova ancora ricordare che la maggior parte dei documenti antichi e' andata forse irrimediabilmente persa, salvo nuovi ritrovamenti. 
Ad esempio su quaranta libri della storia di Polibio, ne rimangono cinque, piu' alcuni frammenti. Solo in tempi recenti e' stato possibile recuperare molti testi di Platone smascherando il vero autore dei sedicenti libri "arabi".
In Inghilterra esiste ancora il piu' antico codice di danze occelte, ivi posto in salvo dagli occitani, una cinquantina di pezzi, su migliaia che esistevano.

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INTRODUZIONE PROPEDEUTICA DOCUMENTI E CRITICA  

 I REPERTI a STAMPA

  • Gli Incunabuli sono i primi reperti a stampa, impressi prima del 1500. La scrittura ricalca ancora molte regole medioevali, quali abbreviature e note tironiane, sono quindi di lettura ancora alquanto difficoltosa per i non esperti (paleografi). Il supporto e' la cartastracci di lino o cotone. Ovviamente l'affidabilita' degli incunabuli e' seconda solo ai codici ed alle pergamene.
  • Le Cinquecentine
  • , sono i libri stampati nel 'cinquecento, a loro volta divisibili in post-incunabuli impressi nei primi anni del 1500, senza censura alcuna nella prima meta' del 'cinquecento, e parzialmente sottoposte a censura controriformista riguardante ancora soli aspetti teologici, dal 1560 circa al 1599. La lettura delle cinquecentine e' piu' agevole di quella degli incunabuli. La affidabilita' delle cinquecentine segue quella degli incunabuli e rappresenta spesso la piu' alta oggi ancora disponibile.
  • Le Seicentine
  • , sono i libri stampati nel 'seicento, generalmente sottoposti a censura per gli argomenti "all'indice". Censura non distruttiva, nel senso che i fatti "scomodi" venivano ancora riportati come nelle fonti coeve, ma poi subito smentiti tramite capitoli appositamente inseriti. Malgrado questo, i libri del seicento sono ancora estremamente affidabili. Generalmente le seicentine sono conservate meno bene delle cinquecentine a causa principalmente dell'inchiostro piu' acido e quindi piu' corrosivo.
  • Le Settecentine
  • , sono i libri stampati nel 'settecento, generalmente assai bene conservate, la carta e' ancora fatta a mano, la lettura e' quasi semplice come nei libri attuali. Purtroppo uno zelo inquisitore a volte eccessivo, ed un certo disprezzo illuminista per i reperti medioevali, porta alla conseguente perdita di affidabilita', quando vengono trattati fatti riportati dai codici od antichi.
    Ad esempio il Bianchini
    nella sua "Istoria Universale" (1747) citando Esiodo che narra come Fetonte-Eridano morendo nel Po diede a questo fiume il suo nome, vuole, contrariamente a tutta la tradizione antica, che il Po sia il Nilo. Ora anche ammesso, per assurdo, che il Nilo si possa chiamare Po, da Padus = grande acqua, detto Nilo non si e' mai chiamato Eridano, mentre tutti gli autori greci sono concordi che proprio Eridano sia il nome antico del nostro Po. Inoltre l'Eridano scorreva (e come Po scorre) da occito a levante, mentre il Nilo scorre inequivocabilmente da sud a nord.

Particolare di Codice Miniato 1380 circa, (Torino, coll. privata)

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